giovedì 7 giugno 2018

Milleduecento. Civiltà figurative tra l'Umbria e le Marche al tramonto del Romanico

Milleduecento. Civiltà figurative tra l'Umbria e le Marche al tramonto del Romanico.
8 giugno - 4 novembre 2018
Museo Piersanti di Matelica (MC)
Una mostra preziosa, un atto di storia dell’arte, un percorso che spiega perché intorno al 1200, tra Umbria e Marche, il linguaggio figurativo si trasforma così sensibilmente verso un naturalismo di grande potenza plastica, e l’arte guida diviene la scultura in legno policromo. Un’arte che propone un concerto tra le arti, ponendosi come crocevia tra scultura, pittura, arti preziose.
Il percorso espositivo si sviluppa intorno a cinque nuclei tematici: il primo, Un crocifisso modello, presenta il crocifisso di Matelica come testimone d’eccellenza di una tipologia molto ben rappresentata nelle Marche nell’autunno del XII secolo: vi si affiancheranno tra gli altri gli esemplari di Ancona e del duomo di Camerino, come pure i crocifissi del Museo di Sant’Agostino a Genova e della collezione Salini.
Il secondo nucleo, Sculture come oreficerie e oreficerie come sculturepunta invece a mettere in luce gli incroci fra le arti all’insegna della preziosità, reale o simulata, dei manufatti: si tratti di opere in metallo ovvero di sculture che volevano sembrare oreficerie monumentali, e che proprio verso il 1200 si volgono a policromie più naturalistiche. I crocifissi di Arezzo e di Certaldo vengono messi a confronto con le piccole croci bronzee di Cortona e di Fabriano, con la spettacolare croce del Tesoro di San Francesco ad Assisi, e con il formidabile piatto di legatura, smaltato a Limoges, del Museo Civico d’Arte Antica di Torino.
La terza sezione, Pittura a tre dimensioni, si apre con il singolare crocifisso di Arquata del Tronto, che si dichiara a tutti gli effetti come una pittura a rilievo: le intersezioni tra scultura e pittura sono evidenziate dalla croce di Petrus, proveniente da San Salvatore a Campi di Norcia, dalle Madonne troneggianti di Cesi, Castelli, Foligno e l’Aquila, dal frammento di Brera e dalle tavole del Museo Nazionale dell’Aquila e di Santa Maria in Via a Camerino.
Questo nucleo confluisce direttamente nel successivo, che si propone di intitolare Un nuovo senso della natura nell’incontro fra le artiQui si intende mostrare come l’osmosi tra pittura, scultura e arti suntuaria generi un rinnovato senso della realtà che ispira una rivoluzione formale tra le più alte e decisive della civiltà occidentale. Vi troveranno spazio i Cristi di Jesi, Montemonaco, San Gimignano e della Galleria Nazionale dell’Umbria, mentre la bella testa di Gesù del Museo del Duomo di Prato troverà un ideale corrispettivo in pietra nella testa virile nel Museo del Ducato di Spoleto.Vi si potrà inoltre ammirare, dopo il restauro, la croce dipinta delle Clarisse di Matelica, normalmente invisibile al pubblico. L’ultima, piccola sezione, Sculture in miniatura, torna al mondo delle arti suntuarie per mettere in risalto altre e succose interferenze: le arti del metallo ispirano formule che pittura e scultura traducono nella scala grande, ma a loro volta riprendono nel minimo formato certe soluzioni statuarie. Lo provano alcuni turiboli, provenienti da Cortona, Arezzo e Firenze e una significativa selezione di matrici per sigilli umbri e marchigiani del Duecento, conservati al Museo del Bargello, tra cui, appunto, la matrice del Comune di Matelica. Qui sarà inoltre presentato uno dei codici miniati del XII secolo conservati nella Biblioteca Vallicelliana di Roma ma provenienti dall’abbazia di Sant’Eutizio in val Castoriana, luogo devastato dal terremoto da cui dipendeva la chiesa del territorio matelicese ove si trovava il crocifisso del Museo Piersanti.

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