domenica 29 novembre 2020
giovedì 26 novembre 2020
Il Santo Stefano di Giotto al Museo Horne di Firenze
giovedì 19 novembre 2020
Al via i lavori del Monumento Fieschi al Museo Diocesano a Genova
L’intento non è quello di una semplice riproposizione, che non sarebbe possibile con una ricostruzione archeologica completamente fedele, ma di restituire la centralità e l’emozione originaria, riparando anche a quella cancellazione della storia dell’influenza della casata Fieschi, dopo il colpo di Stato naufragato di Gianluigi Fieschi.
sabato 7 novembre 2020
Torna ad Arezzo dopo il restauro un capolavoro di Pietro Lorenzetti
giovedì 5 novembre 2020
Chiusura temporanea della mostra “I Segreti della Vercelli Medievale”
sabato 31 ottobre 2020
Ritratti d'oro e d'argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia
Una produzione tipicamente medievale, particolarmente fiorente nel territorio della Savoia, una zona di frontiera, divisa oggi tra Italia, Francia e Svizzera. Lo documentano gli inventari dei monasteri e dei castelli o i necrologi delle cattedrali: attestano una produzione di ritratti in argento dorato e rame, ideati fin dall’XI secolo per conservare le reliquie del cranio degli "eroi della fede". Dall’esigenza di censire questi capolavori di oreficeria sopravvissuti ai secoli, nasce l’idea dell’esposizione torinese. Oggetti spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica, il culto e le pratiche devozionali.
venerdì 23 ottobre 2020
I segreti della Vercelli medievale
sabato 17 ottobre 2020
"Mantegna ritrovato" al Museo Poldi Pezzoli
mercoledì 14 ottobre 2020
Inaugurazione del nuovo polo culturale “EmozionArti” del Comune di Minervino Murge (BT)
giovedì 8 ottobre 2020
domenica 4 ottobre 2020
Riapre la sala di San Pier Scheraggio agli Uffizi
venerdì 18 settembre 2020
Il bacino ceramico dell'Abbazia di Santa Maria di Lucedio
Sarà presentato al pubblico sabato 26 settembre 2020 alle ore 17,00 nel corso di una breve cerimonia che si terrà presso la Sala d’Ercole
del Museo Leone di Vercelli, il bacino ceramico di origine medievale proveniente dalla torre campanaria della abbazia di Santa Maria di Lucedio, dove si trovava murato fino al 2007, quando, nel corso dei restauri del complesso abbaziale fu asportato per essere custodito in sicurezza presso la sede dell’amministrazione provinciale, proprietaria del bene.
Nel corso dell’estate 2020, attraverso un accordo concretizzatosi in una convenzione di deposito con il Museo Leone e la
Soprintendenza, la Provincia ha affidato la conservazione e la valorizzazione del prezioso reperto proprio al Museo Leone, da oltre un secolo custode e promotore delle memorie storiche e archeologiche del territorio vercellese.
Il bacino, termine che identifica un recipiente in ceramica usato come elemento decorativo sulle superfici esterne di edifici (soprattutto religiosi, ma anche civili) è uno dei quattro esemplari (di cui oggi solo due conosciuti) murati ciascuno su un diverso lato della torre campanaria. Quello depositato al Leone, già oggetto di un primo consolidamento dopo il distacco, è un piatto circolare decorato nel cavo da un quadrato e dipinto in verde e giallo.
Non è caratteristico delle produzioni locali o piemontesi e trova rimandi in tipologie geograficamente lontane come la griffata orientale o l’arcaica tirrenica, con le quali si riscontrano analogie anche per il motivo decorativo. La sua datazione non è certa ma compatibile con la costruzione del campanile, quindi nel secondo – terzo decennio del 1200.
L’esposizione è stata decisa in collaborazione dal Museo Leone (custode del bene), dalla Provincia di Vercelli (ente proprietario) e dalla Delegazione FAI di Vercelli il cui Gruppo Giovani da due anni a questa parte organizza, in convenzione con la Provincia di Vercelli, le viste accompagnate al campanile di Lucedio.
Accanto al bacile verranno esposte anche tre formelle in pietra arenaria (sempre di proprietà della Provincia e sempre in deposito presso il Museo Leone) che rispettivamente rappresentano:
- una raffigurazione dell’Agnus Dei
- un falconiere a cavallo
- uno stemma gentilizio forse raffigurante l’antico stemma della città di Trino.
Una trentina di anni fa (intorno agli anni Novanta del ‘900), le
formelle furono rimosse dalla loro collocazione dopo un tentativo di furto e quindi restaurate nel laboratorio della Soprintendenza. Erano murate anch’esse nel campanile della chiesa di Lucedio, nel vano al piano terreno, in un allestimento di tipo antiquario che risaliva alla riedificazione seicentesca della chiesa.
Una prima interpretazione critica
ne propone la datazione entro la prima metà del Quattrocento a
testimoniare la stagione tardogotica di arredo dell’edificio. Una
diversa lettura ne mette invece in evidenza i rapporti con la cultura
dei tempi di Federico II, anticipandone la datazione al pieno medio evo
(1240 – 1250).
Completeranno l’esposizione alcune ceramiche di ambito medievale appartenenti alle collezioni di Camillo Leone e alcuni volumi illustrati provenienti dalla biblioteca antica del notaio vercellese, attraverso i quali si cercherà di ritrovare, per confronto, le suggestioni della cultura figurativa che informa i reperti provenienti da Lucedio.
L’esposizione sarà visitabile, da sabato 26 settembre a domenica 4 ottobre 2020 compresa, nei consueti orari apertura del Museo Leone, dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17.30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso all’esposizione è libero previo il rispetto delle norme anti Covid vigenti. A questo scopo il personale di sala del Museo Leone fornirà tutte le indicazioni necessarie e vigilerà sul rispetto dei protocolli.
venerdì 11 settembre 2020
Antelami a Parma
martedì 1 settembre 2020
Riapre il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze
venerdì 21 agosto 2020
Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna
La mostra temporanea TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A RAVENNA, approfondisce il tema del banchetto tardoantico e presenta alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe.
La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo, il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie). Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del recupero. In realtà, come nel caso degli oggetti in mostra, spesso si rivela definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli: da qui il titolo Tesori ritrovati.
I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di banchetto. Il senso di queste rappresentazioni si giustifica nei modelli della loro committenza. Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol, le loro radici culturali. In molti casi si tratta di prodotti di alta qualità realizzati nei più importanti centri culturali dell’Impero.
La mostra, promossa e organizzata dalla Fondazione Parco Archeologico di Classe – RavennAntica, dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì – Cesena e Rimini, si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, è possibile tracciare la storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro passato.
L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 20 settembre 2020 con i seguenti orari: tutti i giorni 10.00 – 19.00
Per informazioni: 0544 473717 oppure www.ravennantica.it.
domenica 16 agosto 2020
Sulle orme dei pellegrini. La Via della Marca Anconitana
sabato 15 agosto 2020
Nuovo allestimento permanente al Castello di Ossana (TN)
Il percorso espositivo offre uno sguardo inedito sulla vita all’interno del castello nei secoli a cavallo fra Medioevo e Rinascimento.
Una selezione di un centinaio di reperti esposti al pubblico per la prima volta, conduce il visitatore nelle affascinanti vicende storiche del castello e dell’intera vallata.
Il castello è visitabile nella stagione estiva fino al 6 settembre, ogni giorno con orario 10.00-12.30 e 14.00-18.30.
Fu al principio del XV secolo che il castello assunse l’imponente forma attuale per iniziativa della famiglia Federici, titolare del feudo di Ossana e del governo delle miniere di ferro della vicina val di Pejo.
Abitato per tutto il Cinque e il Seicento, il complesso cadde poi in rovina fino al 1992, quando fu acquisito dalla Provincia autonoma di Trento, che ne avviò la messa in sicurezza e il restauro, concluso con la riapertura al pubblico nel 2014.
Oggi il Castello di San Michele è uno dei siti monumentali più importanti e visitati della val di Sole.
Coordinato dall’Ufficio beni architettonici con il decisivo apporto dell’Ufficio beni archeologici per quanto attiene ai reperti mobili, il nuovo percorso si articola in diverse tappe.
Due i temi caratterizzanti l’esposizione permanente ospitata nei locali della corte interna: le miniere di ferro e la vita materiale a cavallo fra XV e XVI secolo.
Delle miniere di ferro, il castello fu per almeno due secoli il principale centro amministrativo e di controllo. Il minerale, estratto dalle gallerie in quota sui versanti della val di Pejo, era trasportato a valle ove veniva sottoposto a un articolato processo di fusione e quindi alla lavorazione in fucina, dalla quale uscivano non solo oggetti finiti, ma soprattutto semilavorati da inviare sulle piazze commerciali tirolesi e italiane.
mercoledì 12 agosto 2020
Leonardo da Vinci 3D
domenica 2 agosto 2020
Riapre il Museo Nazionale del Bargello
domenica 26 luglio 2020
Venticinque anni di Giostra Cavalleresca di Sulmona nei costumi in mostra al Museo civico
sabato 25 luglio 2020
Alvito. Le origini del Ducato
domenica 19 luglio 2020
Italia e Francia intorno all’Anno Mille
martedì 7 luglio 2020
Storie di immagini dipinte
lunedì 6 luglio 2020
Trame di Storia. Abiti e mode nel medioevo a Bassano del Grappa
giovedì 2 luglio 2020
L’anatomia dal Medioevo a Leonardo da Vinci
Arricchisce l’esposizione una serie di volumi di argomento anatomico provenienti dai fondi della Biblioteca ed esposti nelle teche del mobile Bagatti Valsecchi. Una menzione particolare merita uno splendido manoscritto che riporta, tra gli altri testi, La Chirurgia di Albucasis e l’Anathomia del monaco cassinese Costantino l’Africano, le cui traduzioni fecero conoscere in Occidente le grandi opere della medicina araba. Esso contiene circa 200 illustrazioni di strumenti chirurgici, molti dei quali disegnati dall’autore.
Nella seconda sezione, sarà possibile ammirare otto disegni del Codice Atlantico dedicati a studi di meccanismi di orologio: Leonardo era affascinato dal potenziale dei meccanismi di orologeria, non solo per capire il funzionamento degli stessi, ma anche per adattare i loro ingranaggi automatici ad altri apparecchi meccanici. Tra i disegni selezionati spicca il celebre f. 1111 v, dove Leonardo riproduce i meccanismi dell’orologio dell’Abbazia di Chiaravalle.
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